venerdì 12 novembre 2010

Si lamentano pure dei padri separati, i nuovi poveri. Ma quanto ci costano!

Per inaugurare il sito, vi proponiamo un articolo del blog Femminismo a Sud, in cui le nostre sorelle si lamentano del sostegno economico fornito ai genitori separati su cui pesa il mantenimento dei figli e dell'altro coniuge (e non solo ai padri separati, come falsamente sostengono loro e i giornali schierati)


potete reperire questa perla di misandria all'indirizzo http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2010/11/12/quanto-ci-costano-e-chi-sostiene-i-padri-separati-2%C2%B0/, ma per comodità riportiamo il testo di seguito (ci siamo sentiti in dovere di evidenziare una palese mistificazione)
Al lungo capitolo su chi sostiene e quanto ci costano i padri separati, che potete leggere QUI, bisogna aggiungere l’amministrazione di Prato, di centro destra, e l’assessore alle politiche sociali Dante Mondanelli che durante un convegno che parlava di crisi economica della famiglia ha ritenuto di dover annunciare che l’amministrazione ha stanziato 450.000 euro per realizzare edilizia in favore dei padri separati.

Non si capisce dunque se per questa amministrazione la parola famiglia si riferisce solo al pater familias prima e dopo il divorzio.

Delle difficoltà economiche della madre separata, sulla quale più spesso pesa il mantenimento e la sussistenza dei figli, ovviamente non si parla mai. Alle madri, le case piovono dal cielo? Le donne hanno reddito e lavoro a tal punto da non avere nessun bisogno di interventi amministrativi? A noi non risulta anzi dai dati si vede che una donna su due è disoccupata, che la crisi si sta abbattendo soprattutto sulle categorie più deboli e tra queste in primo luogo sulle donne e che un milione e mezzo di madri vivono in condizione di estrema povertà.

La domanda comunque è: la donna che non ricopre più lo status di “moglie” non viene considerata da questa amministrazione come parte di una famiglia, monogenitoriale, tutto quello che si vuole, ma pur sempre famiglia?

Come si spiega questo enorme contributo all’entità “padre separato” a fronte del fatto che a Prato ci sembra che la crisi abbia colto molte donne e molti uomini, non necessariamente separati o sposati e non necessariamente italiani, tutti egualmente degni di attenzione?

Come si spiega che i soldi pubblici, prodotti grazie al lavoro e alle tasse di donne e uomini, vengano diretti solo a sostegno di persone di sesso maschile aventi un preciso status e una precisa appartenenza ad un’area di rivendicazione svolta apertamente contro le donne?
in pratica a loro rode che venga fornita assistenza domiciliare ai padri, cioè a coloro su cui più spesso pesa il mantenimento economico del resto della ex-famiglia e che in molti casi si ritrovano a dormire alla stazione ferroviaria o alla Caritas, dimenticando volutamente che la stessa assistenza viene fornita anche alle madri che si trovano nella medesima condizione e per le quali sono comunque previsti incentivi in più rispetto agli uomini, come previsto ad esempio dalla Legge Biagi. Amiche, ditelo chiaramente che odiate i padri separati (e gli uomini in generale)!

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